Nella cultura veneziana con il termine "maschera" si indica l'attività di "mettersi barba e baffi finti" e "maschera" era anche il soprannome dato alle donne che si travestivano da uomini e agli uomini che si travestivano da donne.

La maschera divenne ben presto il segno della libertà e della trasgressione a tutte le regole sociali imposte dalla Repubblica Serenissima a Venezia.

La maschera, simbolo della necessità di abbandonarsi al gioco, allo scherzo e all’illusione di indossare i panni di qualcun altro, esprimeva quindi diversi significati: la festa e la trasgressione, la libertà e l’immoralità.

Accanto alle maschere tradizionali veneziane troviamo anche le maschere della Commedia dell'Arte, rese famose dal teatro ed in particolar modo dalle commedie di Carlo Goldoni. Tra le più celebri Pantalone, Arlecchino, Colombina, Brighella e Pulcinella.

Pantalone è la maschera veneziana più conosciuta. Sulla sua origine non esistono dubbi, poiché, fin dalla sua prima apparizione nelle compagnie della Commedia dell'Arte, il "primo vecchio", chiamato il "Magnifico", si esprimeva nella schietta e musicale parlata veneziana. Quel nome presto decade per lasciare il posto all'immortale Pantalone. Varie come sempre le ipotesi etimologiche. Si dice che il nome derivi da San Pantalone, uno dei sanati venerati nella città, a cui è pure intitolata una chiesa. Altra possibile derivazione da "piantaleoni", nome con cui venivano designati i mercanti che aprivano i loro banchi nelle terre conquistate e "piantavano" simbolicamente il leone di San Marco allargando col commercio la potenza della città. La professione di mercante è infatti indissolubilmente collegata al personaggio. Pantalone è vecchio mercante, spesso ricco e stimato, a volte completamente in rovina, ma pur sempre vecchio. Pantalone rappresentava l'etica mercantile della borghesia veneziana, che pur senza grandi velleità di blasoni, cominciava ad imporsi tra i ceti dirigenti. Il costume è costituito da un berretto di lana alla greca, una giubba rossa e calzabrache o brache corte alla marinaresca, con una cintura da cui pendono o una spada o un fazzoletto o una borsa. Indossa un mantello nero, spesso foderato di rosso, e ai piedi calza delle ciabatte nere, spesso babbucce alla turca con le punte verso l'alto. La maschera nera mette in risalto alcune caratteristiche fisionomiche: naso adunco, sopracciglia accentuate e una curiosa barbetta appuntita.

Arlecchino è la maschera più popolare della Commedia dell'Arte, sciocco, credulone e costantemente affamato. Il vestito è costituito da una giubba e pantaloni a toppe coloratissime ed irregolari, un berretto di feltro bianco col corredo di un pezzo di coda di coniglio o di volpe, una cintura da cui pende la spatola di legno, normalmente usata per mescolare la polenta, che è chiamata "batocio". Sul viso porta una mezza maschera nera dai tratti demoniaci e felini, qualche volta munita di sopracciglia ispide e mustacchi. Il naso è camuso; completa il tutto un vistoso bernoccolo sulla fronte.

Colombina è la maliziosa e vezzosa servetta della Commedia dell'Arte, personaggio comico non sempre specchio di virtù, scaturito da un mondo popolare come Arlecchino, suo fedele compagno d'avventure e talvolta suo sconsolato amante. Quando compare sul palcoscenico si fa notare per quelle innate doti di spigliatezza, civetteria ed astuzia tipicamente femminile. Il vestito è semplice, a volte a toppe colorate come quello di Arlecchino, rifinito con una graziosa cuffietta bianca e un grembiule della medesima tinta. Porta raramente la maschera, si esprime in vari dialetti, ma preferisce il veneziano o il toscano.

Brighella è il servo furbo della Commedia dell'Arte, nato nella Bergamo alta e perciò ben distinto da Arlecchino, servo sciocco e cialtrone, originario della parte bassa della città. L' etimologia del nome è forse da ricercarsi in "briga" o "brigare", ossia "imbrogliare", una delle sua caratteristiche peculiari. Il suo costume è composto da un camice bianco con alcune strisce verdi e un curioso copricapo listato in verde. La maschera è nera o di verde olivastro ed i baffi costituiscono un utile complemento. Musico esperto e spesso canta accompagnandosi con la chitarra, parla in bergamasco.

Pulcinella è la maschera napoletana per eccellenza. Le caratteristiche fisionomiche lo rendono simile ad gallo (ad esempio il naso a becco) e questo, certo, fa avanzare una possibile ipotesi etimologica da una corruzione dialettale di "pullicino", pulcino.

 

 

Bibliografia: Le Maschere Veneziane, Reato, Danilo; Venezia: Arsenale Editrice, 1988

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