Un approccio dinamico per conoscere l’arte e lo stile del Tintoretto potrebbe essere quello di seguire l’artista attraverso le sue tavole imbandite e le “Ultime Cene” in un percorso itinerante in città che il pittore di certo approverebbe, essendo stato lui stesso uno dei grandi del Manierismo, che interpretava attraverso situazioni di gran dinamismo e movimento.

Sappiamo che la corrente manierista comparve sulla scena artistica dell’Italia Centrale già nel 1520 per diffondersi poi al nord approdando a Venezia dove, un gruppo nutrito di artisti diede vita a questo linguaggio pittorico che mise in discussione molti aspetti dell’arte rinascimentale. I drammatici avvenimenti storici, quali ad esempio la calata dei Lanzichenecchi e i cambiamenti avvenuti in seguito alla Riforma di Lutero avevano fatto crollare gli ideali di stabilità ed equilibrio, lasciando spazio a crisi esistenziali che ogni autore esprimeva a seconda della propria sensibilità e cultura.
I pittori quindi aprirono un ventaglio di nuove possibilità di espressione, impensabili all’inizio del secolo, come ad esempio la scelta di colori contrastanti, a volte scurissimi altre squillanti, allungamenti iperbolici dei corpi, volumetrie esasperate, impostazioni spaziali arbitrarie, prospettive volutamente sfalsate e in ogni caso, tutto in contrasto con i canoni ‘assoluti’ fissati dal Rinascimento.

1°tappa:(1h 30') Il nostro itinerario inizia dall’isola di San Giorgio; quest’isola è divisa tra la zona religiosa dei benedettini, l'istituto tecnico nautico, e la Fondazione culturale G.Cini. E' un gioiello soprattutto grazie alla posizione assolutamente privilegiata: proprio nel centro del Bacino San Marco, di fronte alla Piazza, alla Riva degli Schiavoni ed alla Punta della Dogana. Da qui si gode del piu' spettacolare panorama della città senza il clamore delle folle turistiche, vi suggeriamo di salire sul campanile da cui si spazia con lo squardo su tutta Venezia e i suoi campanili e se ci troviamo in una nitida giornata di sole l'incato sarà completo: vedremo sullo sfondo dei tetti venezinai le dolomiti innevate..
Sull’isola era attiva, già dal 982, un’abbazia benedettina che fu per lungo tempo un centro di irradiazione spirituale e culturale. Più volte sottoposta a migliorie e rifacimenti architettonici, nella seconda metà del ‘500 venne ristrutturata da Andrea Palladio che ricostruì la chiesa ed il maestoso refettorio. Il Monastero è circondato da uno splendido giardino in cui si trovano un teatro ‘greco’, due chiostri ed una importante biblioteca. Dal campanile si gode un panorama assolutamente incantevole di Venezia e della sua laguna.
Nel 1951 divenne la Fondazione Giorgio Cini che diede vita ad un Centro di Cultura e Civiltà di altissimo livello in grado di organizzare importanti congressi, convegni internazionali ed esposizioni d’arte.
La chiesa palladiana presenta una facciata classica su alto podio e l’interno ci appare in tutta la sua grandiosa bianca nudità che ci permette di cogliere ed apprezzare la classicità di ogni singola e perfetta struttura. Qui, fra bellissime pale d’altare spiccano i due teleri del Tintoretto di cui uno, appunto, illustrante una Ultima Cena.
Già dall’impostazione spaziale è chiaro il suo spirito ‘rivoluzionario’ che rompe con la tradizione (100 anni prima Leonardo Da Vinci realizzava il suo stranoto capolavoro in cui il Cristo è perfettamente in posizione centrale fra gli apostoli in una composizione di armonia ed equilibrio) ponendo la tavola in posizione diagonale e ‘ giocando’ con la prospettiva tanto da notare lo spostamento dell’asse a seconda se si guarda il quadro dal suo angolo destro o da quello sinistro.
Il dinamismo prosegue nella concitazione degli apostoli che sembrano gesticolare e parlare tra loro, nello stuolo di angeli che piombano quasi all’improvviso nell’interno. Lo stesso Cristo non è al centro ma bisogna ‘cercarlo’in quella scena così dinamica e piena di contrasti fra cui la resa luministica: cioè quei particolari passaggi di luce ed ombra che aumentano il senso di drammaticità in un’atmosfera assomigliante ad una fumosa taverna.

Chiesa della Salute

 

2° tappa:(1h) Lasciata l’isola di San Giorgio approdiamo a Santa Maria della Salute: il più bell’edificio barocco veneziano che sorge sopra un’ampia scalinata e si riflette sull’acqua del Canal Grande rendendo così la sua struttura, ricca di statue e volute attorno alla cupola centrale, meno pesante e massiccia.
Nella sua sacrestia è conservato il telero rappresentante Le Nozze di Cana.
Qui il Tintoretto, più giovane, dimostra un legame maggiore con la pittura di Paolo Veronese soprattutto nell’atmosfera gioiosa, nelle acconciature femminili e nei colori chiari e luminosi. La tovaglia, sulla lunga tavola disposta audacemente in diagonale, è bianchissima (il Tintoretto usava la ‘biacca’ che dava al colore bianco una luminosità intensa e solare) su cui trovano posto suppellettili e cibi ancor oggi presenti sulle nostre mense, come il pane a forma di ‘rosetta’ o i bicchieri sottili e trasparenti e i bottiglioncini per il vino della produzione muranese.
Il racconto biblico è trattato con molto senso laico anche per la presenza di elementi, in certo qual modo estranei, quali animali, panettieri, servi e fantesche ed uno stuolo, in lontananza di figure vestite alla foggia orientale con mantelli e turbanti.

Chiesa di San Trovaso

 

3° tappa:(1h) La passeggiata continua in direzione della chiesa di San Trovaso attraverso un’area estremamente interessante che passa attraverso l’Abbazia di San Gregorio, il delizioso campiello Barbaro da cui si può vedere parte del giardino e della facciata posteriore di Palazzo Dario e, subito dopo il Palazzo Venier dei Leoni sede della Fondazione Guggenheim. Da qui è piacevole raggiungere la meta seguendo le calli che, attraverso la zona detta degli Incurabili (area in cui si trovava una grande struttura sanitaria che accoglieva gli ammalati di malattie veneree) ci portano alle Zattere. Trattasi di una riva molto lunga prospiciente il Canale della Giudecca, un tempo animatissima di imbarcazioni per la presenza dei Magazzini del Sale, quelli dello Zucchero (proveniva dall’Oriente e Venezia, avendone il monopolio, riforniva i mercati europei) e di squeri.
Riva ancor oggi meta dei veneziani e degli studenti in quanto, essendo esposta a sud, gode di un clima mite che permette la sosta in una delle tante terrazze delle caffetterie e delle note gelaterie (la mattonella di gianduia affondata nella panna fatta in casa della gelateria da Nico è un classico da sempre).
Da qui si imbocca la Fondamenta San Trovaso in cui è d’obbligo la sosta allo squero, l'unico rimasto a Venezia, dove ancora si costruiscono e si riparano le gondole, specialissime imbarcazioni realizzate da maestri d’ascia secondo le tecniche più antiche. Poco più avanti, la famosa enoteca “Il Cantinone” fornita di ‘cicheti’ tipicamente veneziani invita ad una pausa con un buon bicchiere di vino prima di entrare nella chiesa di San Trovaso che si trova di fronte.

squero di San Trovaso

Qui trovasi una Ultima Cena del periodo giovanile di Tintoretto in cui la scena è avvolta da una luce naturale che proviene dalla grande arcata di fondo che sembra dare in un giardino.La composizione è molto movimentata e ricca di un realismo popolare del tutto nuovo, quasi irriverente.
Sono presenti molti particolari di ‘genere’ che anticipano quello stile che avrà fortuna nel secolo successivo e che creano un’ambientazione ‘familiare’: una vecchia che fila seduta sulla scala, il gatto sullo scaldino, le sedie impagliate, il fiasco, i libri rovesciati etc. Gli apostoli sono seduti in modo scomposto ed in equilibrio instabile; tutti elementi appartenenti a quel linguaggio manierista tipico del grande maestro e che si ritrovano in molti dipinti, quasi fossero motivi-firma.

4° tappa:(1h) L’ultima tappa di questa ‘passeggiata d’arte’ sarà la Scuola Grande di San Rocco dove l’artista, che ebbe vita lunghissima, lavorò per ben 40 anni.
Per arrivarci si attraversano molti angoli della città frequentati da studenti universitari data la vicinanza di Cà Foscari, delle librerie, delle biblioteche, dei bar e bistrot molto amati dai giovani.
E’ la zona in cui è bello far tardi, soprattutto nella stagione estiva e dove spesso si può assistere a comizi o feste o manifestazioni di un certo interesse ed impegno.
Non mancano le inquadrature pittoresche da immortalare nelle fotografie data anche la presenza di spunti gioiosi e coloratissimi come il barcone della frutta e verdura in campo San Barnaba, le bancherelle del pesce, i bambini che giocano, i veneziani che leggono il giornale al caffè Rosso in campo Santa Margherita o i turisti che gustano gelati all’ombra degli alberi o che si bevono l’ormai conosciutissimo spritz in uno dei tanti baretti all'aperto.
San Rocco è luogo assolutamente eccezionale per ricchezza, dimensioni, singolarità di esecuzione, troviamo un’Ultima Cena ambientata in una grande cucina di palazzo con tanto di caminetto e di piattaia sullo sfondo. La disposizione della tavola è sempre in diagonale e i bagliori creati dal luminismo accentuano il movimento delle figure.
E’ un telero che si trova sulla parete ed è messo in relazione a quello della Caduta della Manna del soffitto. Infatti tutto il grandioso programma iconografico ideato dal Tintoretto è un continuo rimando di significati tra i dipinti delle pareti che illustrano le storie del Nuovo Testamento a cui corrispondono quelle del soffitto appartenenti al Vecchio Testamento e che entrambe costituiscono le radici della religione cristiana.
Per chi, non sazio, volesse proseguire questa ricerca delle variazioni sul tema Ultima Cena di Tintoretto c'è un altra tappa non meno interessante: La chiesa di San Polo che si trova in un altro bellissimo campo molto frequentato dai Veneziani sulla via di Rialto, presenta anche un ciclo di Tiepolo con un'emozionante via crucis.

 

 

 

 

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