Durante la lunga storia di Venezia, sono nate moltissime leggende riguardanti la città e i suoi luoghi più particolari. Alcune hanno avuto origine da fatti realmente accaduti, altre sono invece il frutto della fantasia dei veneziani.
Tra queste ve n’è una molto popolare tra i giovani, e che si riferisce al non calpestare determinate pietre che si possono trovare in alcune zone della città poiché, si dice, porterebbero sfortuna.
La più famosa si trova a Castello nel sottoportico tra Corte Nova e Calle Zorzi. Questa Corte ha una particolare caratteristica, gli abitanti che qui vivevano furono sempre risparmiati dalle varie sventure che colpirono il resto della città. Così successe nel 1630 quando nessun abitante della corte venne contagiato dalla peste nera, stessa cosa durante le epidemie di colera del 1849 e de 1855.
La zona fu risparmiata anche dai bombardamenti austriaci durante la Grande Guerra.
Gli abitanti decisero allora di ringraziare la Madonna della Salute costruendo nel sottoportego ben due capitelli raffiguranti la Santa Vergine, all’ingresso campeggia la dicitura “Vergine Santissima Maria della Salute che replicate volte serbaste immune questa corte”.
Nella pavimentazione si nota una pietra rossa che testimonia il luogo i cui si fermò la peste. Il colore rosso era inoltre all’epoca il colore del lutto. Da qui l’origine della superstizione secondo cui la pietra porti sfortuna e non debba essere assolutamente calpestata, soprattutto dagli studenti che frequentano il vicino Istituto Tecnico Sarpi a cui porterebbe costare la bocciatura.
Anche in salizada San Chianciano si trova una pietra porta sfortuna. A differenza della precedente non è rossa ma è molto più grande, occupa quasi metà della larghezza della calle. Vedere i veneziani schivarla,anche tra la folla, suscita spesso sguardi incuriositi da parte dei turisti.