Si dice che il Carnevale abbia la sua origine proprio a Venezia, facendone risalire la genesi al 1094, quando il Doge Vitale Faliero lo nominò per la prima volta in un documento ufficiale.
In realtà questa Festa affonda le sue radici in più tradizioni, da quella latina dei Saturnalia a quella greca dei culti dionisiaci, che contrassegnavano il passaggio dall’inverno alla primavera e che contemplavano l’uso di maschere e di rappresentazioni simboliche. Una delle etimologie più diffuse della parola “Carnevale” è quella derivante dal latino carnis laxatio, evolutosi nell’italiano antico “Carnasciale”, con il significato di “abbandono della carne”; se sia da intendersi come un abbandono alla carne come alimento o come lussuria in vista dei digiuni e delle penitenze quaresimali imposte dalla Chiesa, non è dato sapere con certezza. Sta di fatto che il periodo tra la fine del Natale e il Mercoledì delle Ceneri contempla nell’immaginario collettivo tutt’e due queste trasgressioni. Il carnevale è oggi il risultato di una evoluzione e di una integrazione di tanti eventi e accadimenti storici nel corso dei secoli.
Periodo in cui apparentemente tutto era concesso, pareva incarnare il mito del mondo alla rovescia: è noto il detto “Semel in anno licet insanire”, una volta all’anno è lecito impazzire. In realtà il Carnevale era anche una forma di rigido controllo delle pulsioni, e la spinta verso l’eccesso costituiva una graziosa concessione per un tempo prestabilito. E la Repubblica di Venezia, società rigidamente oligarchica, trovò utile dare l’illusione ai ceti più umili di diventare per un breve tempo dell’anno simili ai potenti, concedendo loro di poter sbeffeggiare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto: questo per stemperare le tensioni sociali e mantenere il consenso. Il Carnevale a Venezia era un momento magico, che coinvolgeva tutta la città, era la "trasgressione" a tutte le regole sociali e dello Stato, era il soddisfare il bisogno tipico dell'uomo di abbandonarsi al gioco, nell'ebbrezza della festa.
Il Carnevale di Venezia ha origini antichissime. Il Senato della Repubblica Serenissima ufficializzò l’esistenza del Carnevale nel 1296, con un editto in cui dichiarava giornata festiva il giorno precedente la Quaresima. Da allora la festa ha accompagnato la vita della città rispecchiando le diverse esigenze storiche e dilatandosi nel corso dei secoli. Durante la Repubblica Serenissima i festeggiamenti duravano praticamente sei settimane, dal ventisei dicembre fino al giorno delle Ceneri. Spesso tuttavia venivano concesse licenze carnascialesche per l’utilizzo delle maschere fin dai primi di ottobre, in coincidenza con l'apertura dei teatri e feste e banchetti si celebravano anche durante la Quaresima.
E persino durante la Festa della Sensa, che durava 15 giorni, era consentito l’uso della maschera e del travestimento… In poche parole, nel settecento il Carnevale arrivò così a durare alcuni mesi e ad abbracciare un periodo di tempo assai più lungo, e questo ha certamente contribuito a creare l’immagine di Venezia come di una città dedita al divertimento.
Venezia conquista appieno la fama di “città del Carnevale” nel XVIII secolo, quando con le sue feste, i suoi spettacoli, le sue maschere, i suoi teatri, la sua Casa da Gioco Pubblica, comincia a diventare un’attrazione turistica per tutta Europa, accogliendo migliaia di visitatori incuriositi di vivere quella atmosfera molto particolare ed effervescente.
In questo periodo la gente di ogni ceto e nazionalità si riversava nelle strade della città per festeggiare: si faceva baldoria dal mattino alla sera e la Repubblica tollerava tutto.
Mascherarsi con una bauta o con uno dei tanti fantasiosi travestimenti era tradizione per i veneziani che vivevano intensamente questo periodo.
Lungo le calli, per i canali, nei "liston" invasi da maschere il saluto era: "buongiorno siora maschera", l'identità personale, il sesso, la classe sociale non esistevano più, si entrava a far parte della grande illusione del Carnevale.